La metafora della settimana è la telefonata fra il comandante della Costa Concordia ed il comandante della Capitaneria di Porto di Livorno (non ci metto nemmeno il link, se non la sapete fate una ricerchina su google, ma a meno che non siate stati nella giungla della Papuasia, non lo vedo possibile). Qui in Italia come al solito si va diretti agli estremi. Si va da quelli che fanno a gara a prendere in giro uno dei due comandanti, che gli mette gli striscioni di fronte case, oppure ad incensare l'altro a fare il paragone.
Non so quale sia la verità, forse nemmeno mi interessa (diciamo che sul naufragio della Costa Concordia ho un interesse del tutto particolare, non vedo l'ora, cioè, che facciano il recupero. Vi rendete conto? Gru! Palloni pieni di aria per tirarla su! Il geek che vive comodo dentro di me già freme!), la mia attenzione va sicuramente alle famiglie delle vittime e dei dispersi, che meritano una verità documentale accertata e non la ridda di ipotesi a cui li stanno sottoponendo i media.
Ma tornando al protagonista del titolo, la metafora, penso di averlo già scritto, del capitano della nave è quella dell'italiano medio.Sul blog di amici (questo) ho scritto:
Non che il comandante non sia un codardo inadatto al ruolo che ricopre, ma penso che la colpa di Schettino sia più dal punto di vista legale che umano. Nel senso che esiste una serie di responsabilità legate al ruolo che spesso qui, in , non viene nemmeno contemplata. Schettino è fuggito fischiettando perché ci si è purtroppo abituati che questo è quello che si fa, quando tutto va a puttane. E non è solo questione di guidare delle navi, è tutto. Bisognerebbe iniziare da qui, per raddrizzare non solo la Concordia ma anche il mondo in cui viviamo.....Ed ancora lo sottoscrivo. E di nuovo mi sembra che stiamo ricadendo in un sistema di cultura che è andato del tutto a gambe all'aria. Il cambiamento sarà anche questo.....
Alla prossima
Rampa
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