Audio Consigliato: Pink "Don't let me get me"
In seguito alle notizie di morti e feriti che arrivano dalla Libia, sorgono dei dubbi. Alcuni di quelli che sono sorti in me, li ho trovati qui (in un articolo di Sofri, Luca) e vi invito a leggerli.
Probabilmente per colpa del fatto che spesso penso che la ragione ed il torto non siano così ben divisi, belli ordinati e facili da capire, così come non penso di essere (io, la cultura che mi ha partorito, il mio modo pensare) nel "giusto" per partito preso, ho un enorme domanda su questa storia: e adesso?
Si esporta la democrazia (magari chiedendo aiuto alla coppia Bush figlio e Cheney, che sono diventati in otto anni di presidenza e vicepresidenza degli esperti indiscussi)? Si decide (tutta l'Unione Europea) che si fa un'operazione di ordine pubblico internazionale, dando una mano ai paesi e favorendo un certo tipo di ricambio istituzionale (guidato, tutorato, aiutato, facilitato da quelli che nel mondo hanno più interesse a che il Mediterraneo non diventi una polveriera!)? Li si invade e punto e basta?
Penso che questa sia una delle risposte più importanti e pesanti che dovrebbe essere fornita una politica estera di livello di oggi. Una politica che parta dal presupposto che "Se dai un pesce ad un uomo, mangerà per un giorno, ma se gli insegni a pescare, mangerà tutta la vita" e che per una volta metta da parte il tornaconto economico sul breve termine, per far partire un progetto a lungo termine.
Chi si prende l'onere di fare questa scelta? Chi vuole provare a diventare il più grande statista degli ultimi cent'anni ("No, Silvio, forse non è un lavoro per te, ma provaci pure, basta che tu non ti metta a far casino come al solito!")?
Alla prossima
Rampa
Nessun commento:
Posta un commento