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Giuliano, il mio amico che spesso mi sottopone articoli della stampa di destra, ieri mi passa questo editoriale di Maria Giovanna Maglie su Barack Obama e sulle disgrazie dell'inizio dell'amministrazione Obama.
Innanzitutto diciamo subito che l'elezione di Barack Obama dall'Italia è stata vista con un misto di sospetto e partecipazione da quasi tutti. Da tutto l'intero PD (che invece di far campagna elettorale per Veltroni ha preferito far campagna elettorale per un candidato di cui, in fondo in fondo, ce ne frega poco), ad alcune frange dello schieramento di destra (ricordo a Novembre un Gasparri che diceva: "Perchè Obama è anche un po' nostro!" Si riferiva al fatto che è nero? Boh!). Altre persone, evidentemente più lungimiranti, hanno preferito buttare il tutto in barzellette sull'abbronzatura o per la maggior parte ignorare il successore dell'"amico George Dubiù".
Il commento della Maglie dice che in fin dei conti Obama è un lobbysta come tutti gli altri (forse esponente da lobby diverse da quelle del petrolio, ma sempre lobbysta). Che dire? E' vero. E' assolutamente vero!
Il problema è che in America senza le lobby non vai da nessuna parte. Il governo (quindi il Presidente, il Senato, il Parlamento) sono espressioni di gruppi di potere.
"Mr. Smith va a Washington" è un film di Frank Capra, non è la realtà. Sicuramente Obama non è e non sarà un presidente perfetto, ma almeno è l'espressione del paese.
L'unica cosa che mi viene in mente (ma io sono di parte) è che mentre di qua se un ministro che viene proposto dal presidente viene passato ai raggi x al Senato e se c'è qualcosa che non va viene mandato a casa, da noi si fa un sorriso, spallucce ed eventualmente si risolve tutto a decreti legge.
Che altro dire? Nonostante voglia con tutte le forze, Veltroni non è Obama, esattamente come Berlusconi non è Bush (padre o figlio, non importa). Il primo non risolve nulla presentando come idee sue le prime timide proposte dell'amministrazione Obama come se fossero sue, il secondo non sembra particolarmente interessato ne a queste ne ad altre proposte per uscire dalla crisi.
Detto questo, sono convinto che il governo Obama passerà tutti i suoi quattro (oppure otto) anni sotto le lenti di ingrandimento della comunità dell'informazione, pronta a scrutinare ed analizzare fino allo sfinimento qualsiasi sua mossa. A mio parere sarà sempre più difficile capire se quello che fa sia giusto o sbagliato, anzi, la lettura da parte di parti (scusate il gioco di parole) "orientate politicamente" renderà ancora più torbida la lettura.
Ma alla fine, gli effetti delle sue azioni saranno l'unica cartina tornasole disponibile.
Alla prossima
Rampa
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