martedì 24 aprile 2012

Il futuro che ci aspetta

Audio Consigliato: The Who "I can see for miles"

L'altro giorno pensavo all'informazione, a come è cambiata nel corso degli anni, da quando io ero un bambino. Sono sempre stato in una famiglia al di sopra della media, nel senso che si prendeva un quotidiano ogni giorno. Sempre, non si andava a leggerlo al bar di fronte ad un caffè, no. Da mattina a sera un giornale girava per casa e veniva letto.
Poi ad un certo punto, non ricordo nemmeno il perché, i quotidiani sono diventati due, uno locale ed uno nazionale. Quando poi sono cresciuto (almeno in età se non in testa) ho mantenuto l'abitudine di leggere "i giornali di casa" e di leggere qualcosa d'altro se capito in un caffè, in un bar. Qualsiasi cosa trovi.

Ricordo degli esilaranti articoli (almeno per me) sulla raccolta delle noci in un giornale trovato in montagna.
Poi venne l'internet.

La venuta delle tecnologie avanzate, si dice, ha cambiato le abitudini dei lettori. Questo è vero in maniera assoluta, ma quello che non viene spesso detto è che la stessa ha cambiato le abitudini degli operatori dell'informazione.

I giornali e le televisioni continuano a vedere la rete come una bestia strana che è un connubio fra una concorrente ed una amante.

La cosa mi è venuta in mente quando ho letto l'articolo di un incidente. Era morto un ragazzo della mia età (forse sarebbe più appropriato dire uomo, ma vabbè), in macchina. Ne vedo il resoconto sul giornale, rimango colpito e rimango ancora più colpito dal vedere nell'articolo citata la mia amica Francesca, che conosceva il ragazzo deceduto.

Ho chiesto a Francesca cosa fosse successo, chi avesse chiamato chi, e lei mi ha detto che parte dell'articolo era stato estrapolato da Facebook, collegandosi alla bacheca del deceduto e cercando le amicizie. Poi aveva effettivamente ricevuto una telefonata, ma quella costituiva solo una parte del virgolettato citato.

Al che mi vien da dire: ma come? I giornali italiani scrivono "Riproduzione riservata" su qualsiasi cosa pubblichino (non solo sul web ma anche sui giornali veri e propri), chiedono che tutti colori (siti e news aggregator) non riproducano i loro testi o ne vietino la circolazione limitandone l'accesso, ma invece non si fanno scrupolo a riprodurre i nostri scritti.
E lo stesso capita nella televisione, quando su tutto ciò che si trova su youtube viene considerato dai media tradizionali una specie di "tanaliberatutti" mentre la guerra vera avviene sui contenuti prodotti da loro.

D'altro canto sono cambiati anche i lettori, o gli spettatori, che quando cercano informazioni sulle cose che li interessano, non ricorrono certamente ai canali di informazioni tradizionali, ma anzi si buttano sui vari siti di informazioni, anche amatoriali, che sono snelli al punto tale da essere veramente "online".

Ed il futuro dell'informazione quale sarà? Sarà un futuro di libertà oppure qualcosa di diverso (un mondo di megaplex informativi in grado di guidare gli interessi delle masse)? Sarà il mondo dei blogger (o dei twitter, dei tumbler, o di quel diavolo che verrà)?

E la moltitudine di fonti garantisce la pluralità o aumenta il rumore di fondo? Sicuramente necessita di lettori critici che leggano con il cervello acceso e che siano in grado di interpolare e di confrontare le fonti più diverse.
E' forse una delle caratteristiche che stanno sviluppando quelli che vengono definiti i "nativi digitali", che sanno cercare e processare velocemente molte informazioni, ma la stampa saprà stare al passo? Non so precisamente da che parte punterei i miei soldi, ma non sono sicuro che li punterei sui media tradizionali.

Alla prossima
Rampa

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