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Ci sono delle imprescindibili battaglie morali che si scontrano spesso con una scarsa lucidità di pensiero.
La notizia è questa. Il tribunale di Torino, posto di fronte alla richiesta di risarcimento per la morte di un operaio albanese, ha dichiarato che debba essere riconosciuta ai familiari di quest'ultimo una cifra molto modesta (si parla di 32 mila euro).
Uno, due, tre, partiti.... subito è partito il trenino dell'indignazione ("Tutte le vite sono uguali", "Dovrebbero essere pagati alla stessa maniera", "Qui si fanno dei morti di serie B", bla bla bla).
Come spesso capita, questo tipo di polemiche diventano velocemente strumentali, e tanto per attaccare questo e l'altro, si gonfiano per poi sgonfiarsi con ugual fragore e velocità ed alla fine chi si è visto si è visto e gli altri boh! (Chiaro, no?)
Di tutta la storia mi sono venuti in mente alcuni punti, che ci tengo ad appuntarmi.
1) un lavoratore è morto, sul lavoro, non dovrebbe accadere, qualche volta accade. Le volte in cui accade sono troppe, ed in molte di queste volte c'è la responsabilità di qualcuno (le misure di sicurezza che mancano, le cautele che non vengono prese, le attenzioni che non si fanno). Ma comunque, un lavoratore è morto. Punto.
2) la legge è generale ed astratta, se mia moglie divorzia da me e mi chiede gli stessi alimenti che Veronica Lario sta chiedendo a Silvio Berlusconi (si parla di cinque milioni di euro al mese) vado in bancarotta nel giro di qualche minuto, quindi ci sono delle formule eque ( che dicono di valutare alimenti e risarcimenti rispetto all'ambiente in cui si trovano le interessate). Altrimenti si potrebbe tranquillamente sostituire il tutto con un listino prezzi e via andare.
3) il giudice che emana una sentenza non si chiude in una stanza con delle grandi canne e dei bonghi, dove attende che arrivi l'illuminazione, ma fanno riferimento a testi giuridici e formule decise per tutelare le parti di un processo. Diciamo che la loro libertà di interpretazione è piuttosto limitata.
4) viviamo in un mondo di squilibrio, all'interno della stessa comunità europea un litro di latte cambia il prezzo talvolta nello stesso paese. E qualcuno tenta di stupirsi se un giudice tiene conto di questo squilibrio.
5)adesso un giudice stabilisce che le vite non sono tutte uguali. Bella forza, viviamo considerando diversamente le vite delle persone, siamo sommersi dai nostri stessi pregiudizi ed un giudice mi mette nero su bianco, su di una sentenza che le vite non sono tutte uguali? Mi stai dando del razzista, a me che lo sono? Come diavolo ti permetti? Vergogna!
Queste sono le prime cinque considerazioni che mi vengono, probabilmente me ne verranno altre, eventualmente vi faccio sapere.
Alla prossima
Rampa
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