Innanzitutto, non sono particolarmente orgoglioso delle mie origini cattoliche, ma ultimamente nella cultura della mia religione di nascita riesco a trovare le pezze giustificative ad alcuni dei miei ragionamenti.
Avete presente la storia della trave nell'occhio ("è più facile vedere la pagliuzza nell'occhio altrui che la trave nel proprio!")? Ecco le ultime mosse della maggioranza mi sembrano proprio quelle.
Da una parte garantiamo delle impunità bloccando i processi per un anno (che deve essere una misura migliore rispetto a, per esempio, garantire più fondi alla struttura della magistratura in modo che si riescano a fare cose come trascrivere le sentenze in tempo prima che i colpevoli escano di galera, ma poi torno su questa cosa...) dall'altra invochiamo la registrazione a tappeto di tutte le impronte digitali delle popolazioni rom e sinti, bambini compresi.
Che poi..... mi ricordo che qualche anno fa su "L'Espresso" uscì questo articolo di Fabrizio Gatti. In quell'occasione il giornalista si era finto un immigrato e si era fatto ripescare in mare a Lampedusa, era finito nel CPT (Centro di Permanenza Temporanea) e ci era stato 8 giorni.
La cosa che mi è rimasta in mente è questa:
Al giornalista, che si finge un Curdo di nome Bilal, vengono prese le impronte digitali, una volta nel Centro e
Prima di sera l'ufficio identificazioni scopre che le impronte di Bilal corrispondono a quelle di un altro immigrato: Roman Ladu, nato a Bucarest il 29 dicembre 1970. È il nome che ho usato nel 2000 per entrare nel Cpt di via Corelli a Milano, poi chiuso per le precarie condizioni di detenzione. Il computer però non dice ai poliziotti che Roman Ladu è in realtà un giornalista. E forse nemmeno che il giornalista, alias Roman Ladu, per quell'inchiesta è stato denunciato e condannato a venti giorni di carcere. Così Bilal, vero pregiudicato, può tenere duro. "Tu sei romeno e parli italiano", insiste un ispettore in borghese. Un suo collega si avvicina e chiede "Ce face?", come stai. E poi all'orecchio di Bilal sussura: "Pizda, pizda, pizda, pizda, pizda...", un modo poco elegante usato in Romania e altrove per chiamare i genitali femmili. Lo sguardo di Bilal resta fisso nel vuoto. Ci riprovano con un'interprete marocchina che alla fine conclude: "Non credo sia romeno. Parla l'arabo, però continua a chiedere che l'interrogatorio sia in inglese".
A questo punto la domanda è: a cosa serve schedare se poi le impronte non vengono controllate?
Mi sembra sempre più una vessazione il cui unico scopo è mettere i bastoni fra le ruote ad una particolare fetta di popolazione.
Per quello che riguarda la giustizia: in un momento in cui tutti i quadri dei tribunali si lamentano che non ci sono soldi per le fotocopie, per la semplice gestione della normale amministrazione, è forse la risposta giusta bloccare i procedimenti? Non sarebbe meglio lavorare sulla macchina della giustizia , magari con una riforma, magari con finanziamenti, magari con assunzioni e lavori di struttura?
Sono sempre più convinto che le amministrazioni pubbliche dovrebbero essere trattate in termini di produttività. L'obiettivo dovrebbe essere dare servizi ai cittadini, e se questo comporta spese da sostenere questo deve esser fatto, perchè l'obiettivo è essere produttivi. Da un certo punto di vista mi va bene la battaglia del ministro Brunetta contro gli assenteisti, ma poi ai licenziamenti deve corrispondere il reintegro della forza lavoro altrimenti non si va da nessuna parte.
Alla prossima
Rampa
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