lunedì 21 febbraio 2011

Una sorprendente sequenza di pensieri.2

Audio Consigliato: Ludovico Einaudi "Le Onde"
 
(Questo post è il seguito di quest'altro, forse potrebbe essere il caso di seguire l'ordine giusto, ma la sequenza di pensieri è mia e se volete fatevi pure la vostra)

Il ruolo dei sindacati fin dall'inizio della loro formazione è sempre stato all'insegna del detto "L'unione fa la forza". Ed in se il significato della tutela corporativa delle classi di lavoratori è una cosa meritoria, specie quando in un rapporto di forza come quello che esiste fra datore di lavoro e lavoratore una delle due parti ha bisogno di avere il coltello dalla parte del manico (intendo i lavoratori).
Penso che per la maggior parte dei lavoratori che fanno attività sindacale (sia quelli che lo fanno in distacco sindacale, sia quelli che lo fanno dopo il lavoro, la sera o nei weekend), siano convinti di difendere il diritto dei lavoratori ad un trattamento giusto e decente, e lo fanno. E tutto il loro lavoro ed il loro impegno fa impallidire i maneggioni che indubbiamente ci sono ed esercitano il potere anche in questo settore.

Ma il mercato del lavoro è cambiato dai tempi del latifondo e del padrone, il lavoro viene "parcellizzato" (i contratti atipici sanciti dalla Riforma Biagi del 2003), ed al posto del "posto fisso tutta la vita" abbiamo una generazione di persone condannate a cambiare lavoro sempre più spesso e così allontanare la loro entrata nella vita (significa in breve che più tardi potranno chiedere i mutui per una casa, sposarsi o costruire una famiglia). L'effetto di questo ritardo è non solo sociale ma anche finanziario, cioè nel momento che una crisi economica di questo genere avrebbe bisogno di consumi, questi dovrebbero toccare ad una generazione che, invece, non è sicura del futuro.

Ed in questo come rispondono i sindacati? Propongono un aggiornamento degli ammortizzatori sociali, in modo che questi possano anche coprire le esigenze dei "nuovi lavoratori atipici"? No, radicalizzano lo scontro con un Governo codardo che prova a toccare i diritti fondamentali su mandato delle industrie, portando in piazza le persone per troppe battaglie, talmente troppe che purtroppo nell'opinione comune non tutte possono essere giuste. Quando poi ci dovrebbe essere una mossa di concertazione (un accordo fra i datori di lavoro e la forza lavoro, tanto per mantenere l'occupazione in settori in crisi) questa non c'è.

Mio padre, vecchio sindacalista, sostiene che la colpa di una situazione del genere, è principalmente di un governo talmente ansioso di avere i voti della lobby degli industriali da essere addirittura più realista del re quando si tratta di scioperi e di altro. Inoltre, anche a causa di due sciagurati quesiti referendari del 95, presentati dai Radicali , che hanno allargato i tavoli delle rappresentanze sindacali, è diventato generalmente più complicato raggiungere un qualsiasi tipo di accordo. Questo ci ha portato ad una situazione come quella di oggi che rende complicato proteggere sia una che l'altra parte (i datori di lavoro ed i lavoratori). Eppure dovrebbe essere una mossa fondamentale.

Nel senso che l'unico sistema per uscire tranquillamente da un periodo di crisi come questo è la fiducia: la fiducia che gli imprenditori possano far fronte agli stipendi ed alle pendenze, la fiducia delle persone che cercano lavoro (che permetta loro di trovarne a seconda delle loro capacità ed aspirazioni), la fiducia nella preparazione scolastica in ottica di preparazione al lavoro.
Invece i tagli non investono nemmeno in questo e resta da chiedere chi o cosa debba fare qualcosa per invertire la tendenza e dare uno sfogo a quella grande quantità di giovani che non trovano lavoro.

Alla prossima
Rampa

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