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Ed alla fine oggi sono sette anni dall'attacco delle Torri Gemelle, sette anni di vita passati senza giorno in cui qualcuno non ci ricordasse la sequenza degli attacchi, prima una Torre, poi il Pentagono, poi l'altra, poi ancora l'aereo nel bosco della Virginia (o Pennsylvania, non mi ricordo).
L'enorme nuvola grigia che si spande nei canyon di Manhattan, il sonoro della tragedia catturato da mille microfoni accesi è probabilmente qualcosa che ci rimarrà dentro a tutti noi che l'abbiamo vissuto. Sicuramente una tragedia, sicuramente una catastrofe, sicuramente un evento mediatico.
Lo scrivo, il terrorismo ha vinto. Ha vinto perchè è riuscito a cambiare in maniera indelebile le nostre vite e nulla di quello che farà l'Esercito Americano e nulla di quello che deciderà il prossimo Presidente degli Stati Uniti porterà la macchina del tempo indietro di sette anni.
I cambiamenti sono sottili ma profondi, accettiamo che ci sottopongano ai rituali più strani prima di salire in aereo, accettiamo che i nostri pacchetti passino sotto chissà quali controlli, accettiamo che le nostre impronte vengano registrate e tutti gli altri dispositivi di sicurezza che stiamo subendo da sette anni a questa parte.
Spesso nella Storia e nella Cultura Americana si parla del 22 Novembre 1963 (l'assassinio di Kennedy) come della "Perdita dell'Innocenza" come dell'inizio della spirale di insicurezza di sospetto che domina oggi la paranoia degli Americani.
Nel 2001 è successo qualcosa di peggio, la paranoia ha attraversato l'oceano dipingendo tutto di bianco o nero. O sei con noi o sei contro di noi. In tutti i campi in tutti i frangenti.
Non penso sia un problema di individuare le colpe, di sapere chi ha sparato per primo, sarebbe già un passo avanti capire il problema e cambiare direzione.
Alla prossima
Rampa
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