martedì 2 settembre 2008

Politica Estera........

Audio Consigliato: Bob Marley "No woman no cry"

La politica interna americana deve essere una fonte di stress infinita, se un giorno ti svegli e decidi che vuoi essere il Presidente degli Stati Uniti (POTUS for short) la prima cosa che devi fare è quella di presentare il tuo stato finanziario all'ufficio delle Tasse (qui c'è un parallellismo facile facile con l'Italia, ma è presto, devo ancora prendere il caffè e ve lo risparmio, se siete bravi ci arrivate da soli!). Comunque arrivano gli omini dell'IRS (quelli delle tasse) lo controllano, lo vidimano e lo mettono a disposizione della stampa (mi pare che nel caso di Ross Perot qualche anno fa avessero indicato se c'era qualche conflitto di interessi e di metterlo in ordine prima di stampare anche un solo volantino).
Dopo queste commercialistiche Forche Caudine, devi trovarti un partito che ti appoggi, se non ce l'hai già e devi cominciare a fare campagna elettorale. Siccome la società americana è principalmente un gioco complicato per solutori più che esperti, la vittoria sull'avversario non è un affare semplice semplice: prima devi dimostrare di essere il contendente giusto!
Quindi vai negli Stati Storici del Nord Est (Maine, New Hampshire, Maryland) e cominci a girare porta a porta a stringere le mani ed a fare la figura di quello che gli interessa un sacco i problemi della gente. Siccome che questi sono i primi stati a votare per le primarie a Marzo, tu che sei pieno di buona volontà questo giro di porta a porta lo fai a dicembre - gennaio con temperature medie di -20 e gli orsi polari per strada che ti chiedono un ghiacciolo.
Siamo solo all'inizio, però, perchè questa pantomima devi rifarla per tutti i rimanenti 49 stati dell'unione che poi, fra Marzo e Maggio cominciano a riunirsi in caucus ed a decidere ognuno per il proprio schieramento chi è il campione, quello che dovrà scontrarsi con il campione degli altri. A questo punto i casi sono due, o stai vincendo e sei tutto ringalluzzito dalla cosa e dici "Yes we can" a destra ed a manca oppure stai perdendo ed allora puoi andare avanti fino alla fine a rompere le palle al favorito ed a spaccare l'elettorato oppure ritirarti e dare il tuo appoggio a questo o quel candidato.
Quando vinci questa consultazione, il sangue ti va alla testa, sei tutto contento, potresti addirittura dirti felice, invece, sei solo a metà della strada. Negli ultimi otto mesi i media di tutta la nazione ti hanno radiografato la vita, hanno parlato pure con Maria Carla Gregotti, la tua fidanzatina delle medie, ed utilizzato tutte le cose interessanti che ha detto per giudicare in prima pagina se sei o no preparato per essere il Comandante in Capo.
Nel frattempo è arrivata l'estate e sei contento che almeno i - 20 del Maine sono passati. Ma non è mica ora di fermarsi, devi decidere chi è il tuo vice. Non può essere un caro amico, in caso di elezione per motivi di sicurezza non vi vedrete per i prossimi otto anni, non deve essere nemmeno un pirla, se vi capita qualcosa a lui daranno le chiavi del regno, non dev'essere impresentabile perchè la gente deve votarvi tutti e due (il ticket, appunto).
Poi devi andarti a presentare a settembre alla convention del tuo partito dove i delegati (eletti nei caucus di qualche mese prima) si mettono a votare ed a decidere chi sarà lo sfidante ufficiale.
Una volta che sei sopravvissuto a tutto questo comincia la tua corsa per le elezioni di Novembre, è il rush finale quello dove ti giochi tutto e da una parte diventi Ronald Regan, dall'altra diventi il Reverendo Jackson.
Di questi periodi se sei Barack Obama, hai tutta una schiera di persone che si sta complimentando con te per avere scelto Biden come Vice, perchè, una delle letture della scelta, si pensa che abbia qualcosa che tu non hai e quindi che siate complementari.
Se invece sei John McCain, stai dicendo quattro parole in fila al Padreterno chiedendogli di portare il ciclone Gustav in pieno Iran che così ci si porta avanti con il lavoro e stai ancora annusando l'aria dopo aver scelto Sarah Palin come tuo vice.
Matteo Bordone oggi suggerisce la lettura di questo articolo su Vanity Fair (quello americano) scritto da Dee Dee Myers, che è stata Addetto Stampa del Presidente, mi pare sotto Clinton ma soprattutto è stata creative consultant di "The West Wing" e la base per il personaggio di C.J. Cregg (la portavoce dell'amministrazione Bartlet che poi diventa addirittura Chief of Staff) in cui si parla dei pro e dei contro della scelta di McCain.
Buona lettura.

Alla prossima
Rampa

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